Abbiamo intervistato Andrea Garzotto, architetto e fotografo, con cui abbiamo collaborato per riuscire a raccontare visivamente Helixphi e i suoi prodotti.
A fior di pelle è la rubrica di Helixphi dedicata alla bellezza e al senso estetico che ospita regolarmente contributi di artisti, scienziati, professionisti e pensatori per indagare e scoprire le molteplici forme della bellezza.
Una rubrica in cui la bellezza si racconta, si descrive e si comunica attraverso un intreccio di parole, relazioni ed emozioni a fior di pelle. Tanti occhi, tante idee e tanti vissuti per esprimere uno dei concetti più complessi e soggettivi mai esistiti.
Oggi incontriamo nel nostro salotto virtuale Andrea Garzotto, architetto e fotografo. Il lavoro di ricerca sul tema della bellezza promosso da Helixphi è continuo. Trasversale rispetto agli strumenti digitali o analogici, ci permette di sfogliare le pagine di un libro o di farci ammaliare dalle suggestioni iconiche di una mostra d’arte, alla ricerca di contenuti che possano raccontare la nostra passione per questi argomenti. Argomenti che, molto spesso, ci permettono di apprendere nuove informazioni e di costruire ancora di più quell’impianto di conoscenze che è alla base di un brand come Helixphi.

Andrea ha deciso di presentarsi al pubblico di Helixphi con un’aforisma di Bertrand Russell: “Tre passioni semplici ma irresistibili, hanno governato la mia vita: la sete d’amore, la ricerca della conoscenza e una struggente compassione per le sofferenze dell’umanità”.
Grazie Andrea per aver accolto l’invito nel nostro salotto virtuale! Iniziamo subito la nostra intervista.
• Cosa attrae l’occhio di un fotografo?
Ogni fotografo ha un occhio attento per qualcosa, una sua particolare sensibilità.
C’è chi dedica la vita al reportage su zone calde del globo, raccontando i conflitti o carestie; chi ama i paesaggi e loro silenzi, e si immerge nella meditazione dei luoghi; chi da naturalista sta appostato per ore ad attendere il passaggio di qualche animale.
La mia attenzione è rivolta principalmente all’umanità, alla decadenza e al ricordo.
• Ci puoi descrivere il tuo processo creativo di fotografo? L’immagine appare prima nella tua mente e poi nell’obiettivo o è contestuale?
Per me l’immagine parte dalla mente e poi c’è la composizione attraverso l’obiettivo. Devo sempre sentire qualcosa o essere attratto, per esempio da uno sguardo nostalgico.






• Qual è la bellezza che la fotografia riesce a comunicare e che invece spesso nella realtà non si riesce a percepire?
La bellezza è ovunque, solo che molte volte non ce ne accorgiamo. La fotografia (quella che faccio io su pellicola) richiede tempo. Questo tempo che utilizzo per misurare la luce, impostare la camera, capire se quella foto merita un frame del rullo fotografico mi permette di riflettere e di rallentare, accorgendomi magari di quello che mi sta intorno. Come i ritratti, chiedendo ad uno sconosciuto un ritratto per strada, quella micro-relazione che si genera tra un si o un no per quella foto. Quel sostare per qualche istante con uno sconosciuto che molto probabilmente non vedrai più, quella ricerca di umanità.
• Ti capita di essere emotivamente colpito dai soggetti che fotografi?
Se non lo fossi non fotograferei. Uno dei miei lavori recenti è stato descrivere gli ultimi due anni di vita di mio nonno Sandro. Non riuscivo a vederlo se non attraverso l’obiettivo. Filtravo la sofferenza attraverso la lente e mi ci nascondevo dietro.
• Qual è il tuo soggetto fotografico preferito?
Senza dubbio i ritratti. La ricerca di quel “non detto” che solo gli occhi possono comunicare. Come dicevo prima, amo fermare degli sconosciuti per strada cercando di vincere un loro sguardo su pellicola. Alcuni riescono, invece la maggior parte sono foto che scarto.






• Che attrezzatura usi?
Per il lavoro utilizzo digitale, per miei interessi fotografo in analogico.
Una vecchia Nikon FE2 e il mio recente acquisto, una Hasselblad medio formato.
• Digitale o analogico?
Mi piace la pellicola, per la lentezza. Ma non ho preferenze, penso che si possa fotografare con qualsiasi fotocamera, anche il cellulare. Ci sono fotografi pazzeschi che fotografano con il cellulare. La tecnica è relativa, l’importante è saper vedere.
• Ti va di scegliere una foto che hai scattato per Helixphi e descrivere cosa hai voluto cogliere nell’immagine?
Ne ho scattata una, in uno degli ultimi reportage, su una sedia in velluto. I chiaro scuro dell’immagine hanno dato una particolare enfasi al prodotto Helixphi.






• Qual è la tua foto più bella o la foto che per te è la più bella? Perchè?
Posso raccontare di una delle più recenti, anche se sono passati due anni.
Mia madre e mia zia al capezzale di mio nonno nell’ultimo giorno: essere riuscito a descrivere quel momento è un ricordo doloroso che racconta l’amore delle figlie verso il loro papà anche se centenario. Il progetto si chiama “Da qui in poi”. Anche un ritratto che feci in Vietnam di questo “cattivone” che al momento dello scatto mi sorrise 🙂



• Ci sono fotografi che secondo te hanno raccontato la bellezza con il loro occhio/sguardo in modo particolare?
Beh certamente. Inizierei chiaramente da una donna Diane Arbus con i suoi ritratti del popolo. Paolo Pellegrin racconta le atrocità delle guerre con un pathos incredibile.
La dolcezza di Luigi Ghirri e i suoi luoghi antropizzati senza vedere però l’umano. Todd Hido e le sue case immerse nella nebbia e nella pioggia. La sofferenza umana raccontata da Antoine D’Agata. E quanti altri…
• Ti va di consigliare ai nostri lettori un libro o un film sulla fotografia che ti ha particolarmente colpito?
Qui inizierei da due donne e con dei libri: “Sulla fotografia” e “Davanti al dolore degli altri” di Susan Sontag.
Un altro libro che ho letto recentemente è “Dai tuoi occhi solamente”, che racconta della magnifica Vivian Maier. Poi sicuramente, del bravissimo Ghirri: “Lezioni di fotografia”.
Per quanto riguarda i film… Beh direi “Blow Up” di Antonioni e “City of God” di Meirelles.
• Quali sono i tuoi progetti fotografici futuri?
Oggi ho iniziato a scattare con la mia nuova Hasselblad. Ne ho tanti in testa, spero di portarne avanti uno di ritrattistica.
Grazie Andrea per aver parlato con noi di te, della tua passione, di cosa di ispira e dei tuoi progetti. Speriamo di poter condividere in futuro un altro momento con te (seppur digitale) come questo, molto profondo e stimolante.
Ti aspettiamo quando vuoi, saremo lieti di averti con noi ancora!