
Foto di Aaron Burden su Unsplash
A fior di pelle è la rubrica di Helixphi dedicata alla bellezza e al senso estetico che ospita regolarmente contributi di artisti, scienziati, professionisti e pensatori per indagare e scoprire le molteplici forme della Bellezza. Una rubrica in cui la bellezza si racconta, si descrive e si comunica attraverso un intreccio di relazioni ed emozioni, a fior di pelle. Tanti occhi, tante idee e tanti vissuti per esprimere uno dei concetti più complessi e soggettivi mai esistiti.
Oggi incontriamo Nelson Ferrigno, autore del Manuale di scrittura creativa, in cui il senso artistico e letterario si incontrano nell’uso della bellezza della forma espressiva del linguaggio.
Ci racconti chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Nelson Ferrigno e mi occupo di comunicazione. Sono specializzato nella scrittura creativa, un modo di narrare che cerca di toccare precise corde dell’animo umano: un’emozione, uno stimolo intellettuale e così via.
La scrittura creativa, in teoria, non ha uno scopo pratico. È una scrittura artistica, narrativa, fatta per raccontare e non certo per inserirsi nel contesto della produzione “commerciale”. Il mondo in cui viviamo oggi, però, è stanco della pubblicità tradizionale e ha ritrovato il valore della narrazione come strumento di identificazione. Gli scrittori creativi si occupano di vestire la comunicazione di quel fascino che solo le grandi storie possiedono.
Partiamo subito con la domanda difficile: che cos’è per te la bellezza?
In realtà, ti rispondo serenamente. La bellezza è ciò che genera in me un senso di annientamento. So istintivamente cosa è per me “bello”: quando incontro una manifestazione e ne sono travolto, non mi capacito della sua esistenza e non posso che ammirarla, sono davanti alla bellezza.
Tutto il resto è noia.
Ma mi state ospitando su un blog che parla di pelle quindi mi ricollego volentieri al tema perché la bellezza si manifesta sempre, incontestabilmente, in un brivido. Lo sento “a fior di pelle”. Se ci pensi, è incredibile come qualcosa che può essere totalmente intangibile, un semplice concetto, si manifesti in modo così potente sul piano fisico.
Quali sono le principali fonti della bellezza, secondo te?
Mi affascina tutto ciò che è complesso e naturalmente gravito intorno a questo tipo di manifestazioni. Le varie forme d’arte che l’uomo ha concepito nei millenni catturano la mia attenzione; soprattutto le opere contemporanee, con il loro rapporto sinestetico tra “alto” concetto e “bassa” esecuzione.
Le opere letterarie, invece, sono fonte di costante preoccupazione per me. Da un lato, dobbiamo accettare il fatto che l’evoluzione della società impatta anche su come comunichiamo; dall’altro, mi chiedo se la semplificazione dell’espressività non sia piuttosto lo specchio di una ridotta essenza individuale. Di conseguenza, mi rifugio nella letteratura del passato con la consapevolezza che la magia di certe strutture lessicali è destinata a restare tra le pagine della storia più che dell’attualità.
Come ricerchi la bellezza nel tuo lavoro?
Riesco a capire facilmente perché alcune correnti esoteriche attribuiscono un valore magico alle parole. Le parole sono potenti, sfaccettate, in grado di esprimere infiniti significati nel limitato spazio di poche sillabe. Da brividi.
Quando scrivo, soprattutto se ho la libertà di trasmettere un concetto senza dovermi preoccupare del mezzo su cui verrà fruito, cerco continuamente lo stupore che solo le parole sanno dare. Voglio rileggere la frase ed essere colpito dalla sua bellezza, sentire il suo suono mentre scorre.
La nostra lingua, l’Italiano, è uno strumento meravigliosamente intonato. Allo stesso tempo, è così vasto e permette così tante variazioni da aver reso la sintesi espressiva un dono.
Lo scrittore creativo deve generare una narrazione coinvolgente e il controllo assoluto della parola è l’unico modo per riuscirci. Un testo la cui forma è perfettamente imbrigliata, che raggiunge l’obiettivo esattamente secondo la volontà dello scrittore, è la bellezza che cerco ogni giorno.