Rubrica: A fior di pelle
Non è un mistero: Helixphi è amante della Bellezza, in tutte le sue espressioni.
A “fior di pelle” è la nuova rubrica di Helixphi dedicata alla bellezza e al senso estetico. Una bellezza che si racconta, si descrive e si comunica attraverso un intreccio di relazioni ed emozioni a fior di pelle.
Inauguriamo oggi questa sezione incontrando una giovane artista emergente Anastasia Chiocchetti (qui la sua pagina instagram) la cui passione per l’iperrealismo nasce dalla sua innata affinità verso l’indagine di ciò che c’è oltre un volto, del mondo che si cela in un’emozione, in uno sguardo o in un gesto. A noi di Helixphi affascina questo suo modo di ritrarre la bellezza. Ve lo lasciamo scoprire attraverso la lettura di questo articolo

Bambini o adulti, giovani o anziani, uomini o donne, non fa differenza quando si tratta del rapporto tra la nostra pelle e le nostre emozioni. Essendo l’organo più esteso del corpo umano e quello maggiormente coinvolto nell’equilibrio dinamico tra il nostro ambiente interno e l’esterno, la cute è fortemente condizionata dalle vicende psico-emotive che manifesta soprattutto nel suo colorito.
Nel linguaggio comune sono tanti i modi di dire usati per descrivere questa relazione.
Ne sono esempi:
- rossa per la vergogna
- bianca dalla paura
- verde di rabbia
- raggiante e luminosa per la gioia e la felicità






Tra il colore e l’emozione vi è un così stretto legame che talvolta si descrivono a vicenda ancor meglio di mille parole. Come non ricordare ad esempio la cute verde che assume l’incredibile Hulk al montare della sua rabbia furiosa!
Sicuramente anche ciascuno di noi ha provato quella irrefrenabile sensazione che affiora sulla pelle!
Quante volte abbiamo cercato di bloccare o contrastare l’improvviso mutamento di colore del nostro incarnato che si accompagna con l’affiorare di emozioni del tutto incontrollate!
Anche il mondo scientifico ha mostrato interesse verso questa evidenza, documentando il ruolo primario svolto dal sistema nervoso centrale nel rendere visibile sul volto lo stato emozionale.
Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori della Ohio State University sotto la guida di Aleix Martinez e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, ha permesso di trarre alcune regole per costruire algoritmi di riconoscimento delle emozioni, basati sulla colorazione assunta dal nostro volto, con una percentuale di riuscita pari al 90%.
Gli autori di questo studio hanno potuto constatare che le emozioni primarie, come la gioia e la tristezza, corrispondono a un gruppo di colorazioni ben definite e distinguibili una dall’altra, a prescindere dal sesso, dall’etnia e dal tono di colore della pelle.
Non solo. Sembra anche che noi riusciamo ad associare correttamente un dato colore ad una particolare emozione anche quando tale colore viene posto artificialmente su un volto neutro, ovvero senza il supporto della correlata mimica facciale corrispondente all’emozione.



Circa 7 volte su 10 una faccia con espressione del tutto neutra, ma ridipinta col colore precedentemente associato alla felicità, veniva effettivamente percepita dai partecipanti come appartenente a una persona che in quel momento prova felicità.



Sembra proprio che la felicità sia stata l’emozione più riconosciuta (9 volte su 10), seguita dalla sorpresa con gioia che è stata identificata ben nell’85% dei casi; quindi la rabbia (80%), la tristezza (75%), la paura (70%), mentre l’emozione meno riconoscibile, con soltanto un 65% è il disgusto associato a paura.
A detta dei ricercatori il risultato impressionante consiste nella capacità del nostro cervello di riconoscere correttamente in frazioni di istanti, le emozioni provate da una persona in base al colore.
È come se il colore sostituisse il linguaggio quale mezzo di comunicazione ed il nostro volto fosse la tela bianca con cui dipingere le nostre emozioni nascoste!
Ancora più interessante sarebbe riuscire ad indagare per quale motivo proprio quei colori e non altri sono associati a quelle tali emozioni.
Anche l’uso di una buona skincare rigenerante capace di farci sentire subito belle e radiose, a nostro agio e fresche, è paragonabile, nei suoi effetti, con l’esito che sul nostro viso possono avere la felicità e la gioia. Se poi la skincare che scegliamo è anche veloce ed efficace, allora è anche in linea con i frenetici ritmi moderni!



Helixphi incontra l’artista Anastasia Chiocchetti. Nata a Barga (Lucca) nel 1990, sin da bambina si dedica al disegno e da allora non ha mai abbandonato questa sua passione. Figlia di architetto progettista e autore di testi sulla sezione aurea, con lui condivide l’interesse verso l’armonia del corpo umano e la precisione delle sue proporzioni, che lei coglie secondo la sua indole, quella del disegno artistico, non tecnico. Non ha mai ricevuto un’educazione artistica accademica ma, da che ha memoria, preferisce esprimersi attraverso il disegno che la parola. A 13 anni rimase colpita dall’ “Incredulità di san Tommaso” di Caravaggio; verosimilmente è da lì che ha iniziato a ritrarre con la tendenza verso il realismo e l’iperrealismo, volti, gesti e soggetti presi dalla vita reale. La scelta dello stile iperrealista è nata così, spontaneamente: dietro alla foto di un volto, lei vede un “mondo” intero da scoprire in un’infinità di emozioni complesse, che una volta studiate e intimamente comprese, inizia a disegnarle con un’estrema cura ad ogni singolo dettaglio, ad ogni piccola ombra o luce, con molta pazienza perché è una tecnica che richiede molto tempo e attenzione. È proprio grazie a questa dedizione psicofisica che riesce ad andare oltre il riprodurre realisticamente la foto e ad immedesimarsi nelle emozioni del soggetto; poi tratto dopo tratto, eccole apparire e fissate nel disegno.
Dall’impressione della sua adolescenziale esperienza, fondamentale nella sua crescita artistica, una citazione a lei cara è la seguente:
“Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio.”
(Caravaggio)